Quando un oggetto transita davanti alla sua stella si osserva una diminuzione della luce della stella. In generale, non è sufficiente osservare un transito per stabilire che l’oggetto in transito sia realmente un pianeta. Ci sono altre fenomeni di carattere astrofisico che possono dar luogo a segnali che assomigliano a transiti di esopianeti ma che non lo sono. Questi sono definiti falsi positivi. Col telescopio Kepler della NASA circa il 50 per cento dei transiti si rivela essere un falso positivo.
Il pianeta extrasolare Kepler1657b è stato identificato dapprima come “oggetto di interesse” o KOI-Kepler Object of Interest dai ricercatori della missione Kepler della NASA. Successivamente, grazie alle misure spettroscopiche di velocità radiale compiute per due anni con lo spettrografo Sophie al telescopio dell’Alta Provenza, hanno permesso di rilevare il segnale gravitazionale del pianeta sul moto della sua stella.
In particolare, dalle misure fotometriche di Kepler, e quindi dal transito, è stato possibile ottenere il valore del raggio e quindi la dimensione del pianeta; con le osservazioni di velocità radiale da Terra è stato possibile determinare la massa e la densità di Kepler-1657b, oltre ai suoi parametri orbitali, in particolare il valore dell’eccentricità dell’orbita, che misura quanto è eccentrica (e quindi quanto si avvicina o si allontana da un’orbita ellittica). Tale valore è importante per conoscere la storia evolutiva del pianeta; la massa e la sua densità sono fondamentali per conoscere la composizione e la struttura interna del pianeta.
Kepler-1657b è un gigante temperato e conoscendo il raggio, la sua massa e la sua densità è possibile studiare la struttura e la composizione dei pianeti extrasolari giganti con temperature non elevatissime, ossia in un regime più temperato rispetto a quelle misurate per i numerosi giganti caldi, e quindi è possibile confrontare questi valori con quelli dei giganti del nostro Sistema Solare, Giove e Saturno.
E’ probabile che Kepler-1657b abbia subito importanti incontri ravvicinati con altri pianeti del suo sistema planetario, perché la sua eccentricità è piuttosto elevata, pari a 0,5 mentre le eccentricità di Giove e Saturno sono quasi vicine a 0 (nulla), ossia sono orbite quasi circolari. Si fa l’ipotesi che gli altri pianeti del sistema planetario siano stati espulsi e che quindi Kepler-1657b sia l’unico pianeta sopravvissuto. Se facessimo un confronto con i pianeti del nostro Sistema Solare, si può sicuramente concludere che la fase iniziale sia stata più tranquilla per i nostri pianeti.
Aldo Stefano Bonomo dell’INAF-Torino e membro del programma osservativo GAPS è secondo autore della scoperta.
Articolo: SOPHIE velocimetry of Kepler transit candidates, Hebrard, A.S. Bonomo, et al.
Per ulteriori informazioni: INAF-La carta di identità di Kepler-1657b