“Ognuno sta solo sul cuor della sera trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera”. Così, inizia Stefano Sandrelli, Responsabile della Didattica e Divulgazione dell’INAF, con una poesia “senza speranza”, la famosa poesia scritta da Salvatore Quasimodo. E dopo “Ed è subito sera” si passa ad una seconda poesia, che si intitola Giovanni Telegrafista di un poeta brasiliano, che noi in Italia conosciamo perché è stata messa in musica da Enzo Jannacci. Questa storia racconta di pianeti extrasolari, di come vengono scoperti, di come oggi li possiamo osservare.
“100 mila miliardi di pianeti e Giovanni Telegrafista si sente solo” “è una storia di cristalli sporcati da un’impurità. Giovanni Telegrafista si sentiva solo, e aveva ragione. Alla fine degli anni Quaranta si pensava che la Terra fosse l’unico pianeta abitato dell’Universo, e si pensava che il Sistema Solare fosse l’unico luogo in cui dei pianeti ruotavano intorno ad una stella”. Ed oggi, invece, conosciamo oltre 3700 pianeti noti e circa 4500 rimangono ancora da confermare grazie alle sole osservazioni del telescopio spaziale Kepler della NASA.
E allora, ascoltiamo questa storia raccontata da Stefano Sandrelli.