Tra le nubi di un mondo lontano disperso nello spazio

Rappresentazione artistica del pianeta vagante PSO J318.5-22. Crediti: MPIA/V. Ch. Quetz

Rappresentazione artistica del pianeta vagante PSO J318.5-22. Crediti: MPIA/V. Ch. Quetz

Un pianeta di soli 23 milioni di anni che fluttua solitario nello spazio. Non ha una stella attorno a cui ruotare e per questo motivo è detto free-floating, ma anche “pianeta orfano”. PSO J318.5-22 si trova a 75 anni luce di distanza da noi ed è stato identificato per la prima volta nell’ottobre 2013 da un team internazionale di astronomi grazie a PAN-STARRS 1 (PS1), un telescopio per survey a grande campo a Haleakala, Maui nelle Isole Hawaii.

Dalla sua scoperta, PSO J318.5-22 è stato uno dei pianeti più studiati. In questi giorni esce un nuovo articolo sullo studio delle formazioni nuvolose nella sua atmosfera da parte di un gruppo di ricercatori, soprattutto europei, tra cui l’italiana Mariangela Bonavita, che lavora all’Istituto di Astronomia dell’Università di Edimburgo e che fa parte del GAPS Science Team. La ricerca è stata compiuta utilizzando il telescopio NTT-New Technology Telescope di 3,5 metri dell’ESO-European Southern Observatory, che ha permesso di raccogliere centinaia di immagini nella banda infrarossa, per lo studio delle variazioni di luminosità della superficie del pianeta.

L’osservazione continua di questo oggetto ha permesso di rivelare delle variazioni fino al 10 percento della sua luminosità, su tempi scala di poche ore.

Queste variazioni di luminosità possono essere spiegate dalla presenza di strati di nubi di diverso spessore, che avvolgono PSO J318.5-22, più simili alle bande che si osservano su Giove che alle formazioni nuvolose che si manifestano nella nostra atmosfera.

“Il confronto con Giove, tuttavia, finisce qui – afferma Mariangela Bonavita. “Giove, infatti, dal momento della sua formazione avvenuta circa 4.5 miliardi di anni fa, ha avuto tutto il tempo per raffreddarsi. PSO J318.5-22 invece è ancora nelle fasi iniziali della sua vita, e per questo il suo interno è ancora estremamente caldo, e tale calore interno fa sì che la sua temperatura superficiale superi gli 800 gradi centigradi. A questa temperatura è plausibile pensare che le nubi che avvolgono il pianeta siano formate da materiale fuso, probabilmente una miscela di silicati e ferro”.

“Al di là delle caratteristiche specifiche di questo oggetto –continua Mariangela Bonavita – “una delle implicazioni più importanti di questo risultato è la conferma che la gran parte degli oggetti di dimensioni planetarie presentano delle atmosfere ricche di nubi. Ora si spera di adattare la tecnica utilizzata anche per poter studiare pianeti più freddi e di massa più piccola in orbita attorno alla loro stella madre. Questo rappresenta un passo importante verso studi futuri di pianeti simili alla Terra, e in particolare nella ricerca di possibili effetti sulle atmosfere di tali oggetti, dovuti alla presenza di forme di vita.”

Per conoscere la storia di PSO J318.5-22 scarica qui il file in formato pdf.

Fonte Media INAF – Piove ferro sul mondo perduto 

L’articolo pubblicato su ArXiV: Variability in a Young L/T Transition Planetary Mass Object 

Altre fonti: Institute for Astronomy – University of Hawaii – A Strange Lonely Planet Found without a Star